L’aria, più frizzante di quanto mi aspettassi nonostante il sole, mi fece rabbrividire: da troppo tempo ero abituato al caldo umido dell’Amazzonia ed ora avrei dovuto abituarmi invece al freddo e alla neve.
“Padre Lukas? È lei, non è vero?” mi voltai e vidi un Capostazione, grande e grosso, con un’elegante divisa rossa dai bordi dorati che tendeva la mano verso i miei bagagli: “Venga, l’aspetta Don Efisio, il parroco di Chiusa. Dopo pranzo un agente del Corpo Forestale porterà i suoi bagagli a Vaymallez e anche lei, se lo desidera, anche se…” misi da parte il freddo e gli scoiattoli e tentai di concentrarmi su quell’omone gioviale: “Anche se?” dissi stringendogli la mano: “Beh, sa…qui ci sarebbe un’usanza…che la prima volta che una persona viene in Valle, dovrebbe arrivare a destinazione con il nostro Rosso…o il Blu, o il Verde…insomma, a seconda della destinazione, abbiamo un trenino di colore diverso per ognuna delle Tre Valli, vede?” e mi mostrò un trenino a vapore rosso e oro che aspettava paziente sul binario poco più in là: “È molto comodo” proseguì afferrando le due valigie: “La stazione di Vaymallez-Thyem è a pochi minuti dalla parrocchia, e comunque c’è chi la accompagnerà. Ma se lei preferisce andare con il gippone…” risposi che avrei preso il trenino. Sembrava il giocattolo di un modellista, curato in ogni particolare e se ne stava a godersi il sole settembrino come un gatto.
(...continua p.:4)
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