Due parole sul blog

Se pensate che qui si parli di Fate, Elfi e Creature simili, beh, avete ragione.
Quasi.
La verità è che qui la vera protagonista è la Terra, com'è o come avrebbe potuto essere se...Se l'uomo non fosse com'è, se si fosse evoluto diversamente, se le cose fossero andate in un altro modo...

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Su, su, guardate, guardate...

domenica 19 febbraio 2012

Pietre: Premessa a "Nella Pietra"

“Voglio conoscere i pensieri di Dio. Tutto il resto è irrilevante.” (A. Einstein)

Ho passato la vita ad ascoltare il vento.
È stata la prima cosa che ho imparato, prima di qualunque altra cosa, prima ancora di parlare o camminare.
In seguito ho imparato ad ascoltare le montagne e poi tutte le creature: marmotte, stambecchi, uccelli…creature piccole e grandi. Creature animali e vegetali…a volte creature diverse, non animali, non vegetali e  forse nemmeno visibili.
Poi ho scoperto che le rocce mi guardavano: i minerali, che avevo imparato a riconoscere e che gli adulti vendevano, scambiavano, cercavano animati da sacro fuoco, infilandosi in posti incredibili e pericolosi, mi guardavano.
Anche loro avevano una voce. Era una voce forte.
Tutte le voci si perdevano e ricomponevano nel vento.

Sono cresciuta ascoltando un amico scomparso troppo presto, che raccontava cose dimenticate da secoli. Tutti lo ascoltavano, camminando sui sentieri di montagna o seduti attorno al grande tavolo della sua casa medievale.
Un po’ per gioco, un po’ sul serio, lo chiamavamo “Il Druido”,
Raccontava delle strade dei Re, dei principi e delle loro storie, dei castelli e dei passi tra i valichi, e via via si spostava nella storia, ai tempi in cui i malvagi romani non erano nati e la nostra gente scavava le montagne e commerciava con Etruschi e Greci metalli e pietre.
Raccontava che i Druidi parlavano con gli alberi e gli animali.
E ascoltavano il vento.
Sapevano cambiare il tempo e fermare le acque e il fuoco, ma si inginocchiavano davanti ai piccoli fiori per ascoltare le loro parole.
Quelle erano le storie che preferivo: quelle che parlavano dei tempi più antichi, dei Sacerdoti bianchi, severi eppur pieni di ironia, dalla cultura sconfinata e lo sguardo fisso dentro l’universo.
Le campanelle glaciali, abbarbicate sulle rocce grigie, mi dicevano che il mondo non era come sembrava: le cose erano dipinte su un velo sottile e il mondo era dietro quel velo.

Andai a scuola e la maestra disse che l’uomo è l’unica creatura intelligente, gli animali hanno solo l’istinto, i vegetali…vegetano, privi di qualsiasi forma di intelligenza anche primitiva, i sassi sono solo sassi, nemmeno minimamente vivi.
Non ci ho mai creduto. Ho protestato, mi sono arrabbiata, difendendo gli animali, le piante che pensano e le montagne che sono coscienti di tutto…lei non conosceva gli animali e non aveva mai ascoltato le Montagne, ma io ero piccola e la maestra sapeva tutto, o perlomeno ne era convinta. Rideva di me, e ridevano anche alcuni dei miei compagni.
Altri no.
Non dissi più niente, ma non credetti mai alle parole della maestra: i grandi pensano sempre di sapere tutto, pensano sempre che i bambini siano piccoli e non capiscano.
Ma io sapevo di avere ragione. Guardavo le Creature negli occhi, ed ascoltavo il Vento e le Montagne.
Sarei cresciuta e non sarei diventata come lei.

Un giorno i giapponesi scoprirono che le piante hanno emozioni e comunicano. Pensai che un giorno o l’altro avrei chiesto alle campanelle cosa volesse dire  la storia del velo…
Poi un giorno una Donna Saggia mi disse di prendere le pietre.
Non i sassi dei fiumi, ma quei minerali che andavo a cercare coi miei e a vedere e comprare alle mostre. Quelle, mi disse, erano molto più di semplici pietre: avevano una loro magia, potevano fare grandi cose, aiutare gli esseri viventi, perfino curarli, ma non come una comune medicina.
Dovevo ascoltare le Pietre e imparare tutto quello che riuscivo. Lei mi avrebbe aiutata, almeno per un po’. Mi disse che le Pietre sono vive, e in quel momento mi sentii libera.
Da allora è passato molto tempo, intere epoche, anche se, da fuori, paiono pochi anni.
Volevo conoscere la verità, volevo conoscere i pensieri di Dio.
Una parte di me aveva bisogno di scienza, da sempre: a cinque anni avevo deciso di studiare astrofisica…poi ho studiato Scienze Forestali e miglioramento genetico vegetale: c’era meno matematica e più alberi…
Ma non ho mai smesso di ascoltare il vento. Sarebbe stato come smettere di ascoltare la vita.
Un giorno ho scoperto nei Veda cosa volessero dire le campanelle e ho scoperto che  lo hanno scoperto anche i fisici...beh…alcuni fisici… Me ne stavo lì, in mezzo tra la fisica dei quanti e le Scritture che dicevano che le cose non sono come sembrano, sono dipinte su un velo sottile dietro cui c’è il Mondo Reale…il Multiverso.

Le campanelle glaciali lo hanno sempre saputo. Non avevano bisogno di studiare per saperlo, lo sapevano e basta.

Gli esseri umani ci stanno arrivando solo adesso…e sono ancora convinti di essere il top dell’Universo…

3 commenti:

  1. Molto suggestivo sapere che la realtà va sempre al di là di quanto ci aspettiamo o prevediamo :)
    Hai toccato il mio animo filosofico, brava artic swan :)

    Elena Er

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