Due parole sul blog

Se pensate che qui si parli di Fate, Elfi e Creature simili, beh, avete ragione.
Quasi.
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Su, su, guardate, guardate...

venerdì 22 febbraio 2013

Frammenti: Il Dono p. 13

Post modificato, restano a disposizione brevi estratti dei capitoli
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...Più tardi insistette per accompagnarmi all’hotel, anche se continuavo a protestare: la notte era chiara, il sentiero ampio e liscio, l’Hotel si stagliava illuminato ad un paio di chilometri. Che problema avrebbe potuto esserci? Arrivammo fino verso metà strada in silenzio, poi, alle nostre spalle, si levò un lungo ululato e Mirko, improvvisamente, rilassò le spalle e sorrise. “Ah! I Lupi cantano!” esclamò con un gran sorriso.
Mi accompagnò saltellando ancora per un tratto, poi si fermò sistemandosi la sciarpetta: “Beh, se non ti importa, penso di lasciarti proseguire da sola, ora… va tutto bene, i Lupi cantano”
Ero un po’ sorpresa: perché, se non cantano che succede?
“Ma si, ovvio! È mezz’ora che te lo dico! Non sono una fragile femminuccia bisognosa di protezione, io!”
Lui rise. “Non si sa mai” rispose sibillino: “Comunque, coraggiosa guerriera, non ti lascio sola” mi strizzò l’occhio indicando con la testa la Montagna accanto: “Ti affido a loro!”
Un secondo ululato, in risposta al primo, e Mirko era già per via, facendomi ciao con la mano.

Non ero ancora così in gamba da vedere le correnti di energia nel buio,
ma alberi, cespugli e le stesse Montagne, emanavano una luce argentea, vibrante e viva. Io guardavo la luce e la luce guardava me, come aspettandosi qualcosa.
“Gli alberi parlano” pensai: “Parlano tra loro nella notte e parlano alla Luna” Mi avviai verso l’ingresso laterale con in mente lo sguardo ostile della mia insalata.

(...)

Intanto mi portò in un angolo molto fuori mano, un posto a metà tra un giardino e un frutteto.
Era ricco di cespugli di rose di diverse qualità e colori, quasi tutte antiche e, per la maggior parte, praticamente scomparse là fuori, che si alternavano a piccoli alberi da frutto, quasi tutti rosacee, anche loro di varietà antiche, tra le quali riconobbi ciliegi, peschi, susini, qualche cotogno completamente vestiti di gemme argentee, pronte ad esplodere in una magnificenza di colori e profumi.
(...)

La pergola era ricoperta di convolvolo, che creava una tenda leggera e robusta e, dove non arrivava il pergolato, il confine era segnato da cespugli di agrifoglio.
Ai lati, tra cespugli e alberelli, alcune panchine di legno, tutte scolpite con motivi floreali.
“Mi sembra molto, come dire, romantico” commentai.
“Davvero? Oh, bizzarro, davvero bizzarro…” rispose sovrappensiero: “Avete un bizzarro modo di vedere le cose. Romantico, dice? Non credo questa ipotesi abbia mai sfiorato le nostre menti, ma immagino… fiori, api…”
“No, aspetti! Non intendevo quello!”

“Oh, davvero? Sempre più bizzarro…”
Sospirai rassegnata.
(...)

Ero così presa dai miei pensieri e da quei torrenti di luce, che non mi accorsi di un’altra cosa, finché il Prof non attirò la mia attenzione: attorno ad un susino dalla faccia molto simpatica, si era formato un cono di luce dorata e all’interno vidi… una grande foresta tropicale, con alberi immensi e silenziosi ai piedi di Montagne altissime.
Mi avvicinai con cautela e riconobbi la vetta a coda di pesce del Machapuchare svettare alle spalle della foresta. “È così che fanno!”
Esclamai sopraffatta dall’emozione: “È così che gli alberi viaggiano! Non sono immobili come pensiamo noi! È così che sanno cosa succede lontano da loro!”

Il professore si era avvicinato e se ne stava ad osservare quella meravigliosa immagine tridimensionale con le mani dietro la schiena: “Davvero ben fatto, davvero! Questi alberi hanno una tecnica notevole!” commentò compiaciuto.
Posò una mano contro la superficie del cono e rimase per un istante assorto, finché la luce cominciò a vibrare, simile ad acqua di una lenta cascata e si aprì, facendoci entrare. Eravamo ancora nel giardino, ma eravamo in Nepal.
Sentivo il rumore di un fiume, l’odore dell’aria delle alte quote, i profumi di incenso e spezie di un villaggio non lontano.
Tra il verde, poco più a valle, delle bandiere Lung-Ta sventolavano colorate riflettendo nell’aria cristallina i loro Mantra. Eravamo accanto ad un albero altissimo.

Lo toccai e la mia mano vi passò attraverso.
In trasparenza vedevo le panchine di legno e i cespugli di agrifoglio: “Questo è… è fantastico!” biascicai.
Il cono di luce si spense, insieme al lontano scroscio di una cascata e al suono di un dungchen, chissà dove.
Il grande albero scomparve guardandoci benevolo, la Dea dalla Coda ci benedisse da oltre le nuvole.

Mi lasciai cadere sulla terra umida senza fiato. Di tutte le cose possibili o impossibili vissute in quel posto in quei dieci giorni, quella era la più straordinaria!
Più straordinaria delle mie origini, più del mio Fato Madrino, più del mio Sasso Malefico!


Il susino mi guardava ridacchiando: “Quando torni ti regalo un cesto dei miei frutti!” disse nella mia mente: “Promesso, eh!”
Lo guardai sbigottita, ma il mio compagno d’avventura sorrise: “Ah, l’alberello fruttifica per la prima volta, quest’anno. L’anno scorso ha fatto le prove, ha dato due o tre susine deliziose, ma era solo una prova generale”
Beh, che diamine! Se viaggiano e si spediscono per telepatia dall’altra parte del mondo, perché non dovrebbero anche parlare?
 
(...continua link p.: 14)

"Riconobbi la vetta a coda di pesce del Machapuchare"
"Il grande albero scomparve guardandoci benevolo"

2 commenti:

  1. Che meraviglia!! Che meraviglia!!! Ancora!! Ancoraaaaaaaaa!!! ^_^

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  2. News! "Roma: svaligiati tutti i negozi di giochi educativi. Sono stati portati via solo poster e albums di stereogrammi. I ladri hanno non hanno toccato niente altro: "Perfino le casse erano intatte" hanno detto gli inquirenti.
    Chi si nasconde dietro la "Banda del 3D"? Quali sono i loro scopi reconditi?
    La polizia brancola nel buio" O_O

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