Due parole sul blog

Se pensate che qui si parli di Fate, Elfi e Creature simili, beh, avete ragione.
Quasi.
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Su, su, guardate, guardate...

venerdì 7 dicembre 2012

Frammenti: Il Dono p.10

Post modificato, rimangono a disposizione brevi estratti dei capitoli
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....Una nebbiolina che sembrava di madreperla aleggiava tutto intorno, sospesa nell’aria immobile a volute e banchi più fitti qua e là, rendendo ogni cosa finemente glitterata.
“L’aria brilla…” pensai, mentre l’immagine di mia cugina mi si affacciava alla mente.
Srotolai una stuoia, vi gettai alcuni cuscini e mi ci sprofondai cominciando a disporre attorno a me gli appunti.

Mai sentito parlare di Energia delle pietre? No, non intendo le proprietà piezoelettriche o piroelettriche, parlo di energie che voi definite sottili
Intende dire quella roba, tipo cristalloterapia e altre scemenze del genere?
In un certo senso…”

No, cavolo, la prego! Ne ho conosciuti di invasati del genere! E addirittura diversi imbecilli che si professavano grandi esperti e poi usavano pasta di vetro mescolata a particelle di mica o pirite, oppure vetri da arredamento, come pietre dalle proprietà straordinarie! Io non posso sopportarli!”
“Nemmeno io”

Aprii gli occhi. Più o meno la nostra serata era iniziata così, e poi…
“Eva? Noi sappiamo che esistono Quarzi scaldati che diventano giallo intenso, venduti come Madera, no? Eppure questo non impedisce né ad ametiste o citrini di esistere. Esistono gemme false, ma questo non rende meno vere quelle originali”
“Ok, ma…”
“Quelle persone sono un pericolo per gli ingenui, è vero, ma, in fondo, sono solo il prodotto di un mondo finto, pieno di illusioni e menzogne.
Non dia loro ascolto, piuttosto impari a discernere ciò che ha senso dalle sciocchezze. Quando esattamente ha smesso di vedere e sentire?”
Avevo sospirato, contato fino a tre, poi fino a cinque: “Mai. Del tutto, intendo”
“Oh, questo è bene, molto bene”


Ed ecco che aveva cominciato a spiegarmi come entrare in contatto con lo spazio vitale, i livelli di esistenza di un Essere al di là del corpo fisico. Non solo con le pietre, ma con tutti gli Esseri Senzienti, diceva, mentre Micky annuiva con sussiego.
Mi aveva mostrato come ogni cosa, volente o nolente, compenetra con il proprio “campo” tutti gli altri, quelli di ciò che lo circonda.
Mi aveva insegnato a sentirlo con le mani, a coglierne la morbidezza, la densità, a percepire le sensazioni di accettazione o rifiuto del proprietario del campo.

Molto più tardi, quando avevo di nuovo domandato al mio pietrone il permesso di toccarlo, il campo si era aperto permettendomi di entrare e di toccare fisicamente l’Ametrino.
“Perché posso prenderle in mano senza chiedere?”
“Non si dovrebbe, non si dovrebbe con niente. Noi chiediamo sempre il permesso di toccare o, ancora di più, di prendere, a tutto: ai frutti, alle erbe, alle pietre. Agli animali, soprattutto se dobbiamo prendere loro il miele, il latte, la lana, la vita.
È quello che si faceva sempre, un tempo, lo faceva ogni popolazione, all’inizio. Poi… poi alcuni si sono, ehmm, evoluti. E così hanno smesso di chiedere e hanno iniziato a prendere e poi a pretendere.”

Si fermò a riflettere un istante, mentre mi sorprendevo a scoprire l’enormità espressa da quel semplice concetto.
Mi sedetti sul bordo del letto, allibita. Avevo un improvviso nodo in gola, sapevo che mai più avrei dato qualcosa per scontato.
(...)

“Ma qui cosa fate quando vi accorgete che un bambino è dislessico?”
“Oh, non c’è problema! Lo sosteniamo, ci mettiamo in qualche modo nei suoi panni, cerchiamo con lui o lei la sua chiave.
Sappiamo che alcune cose saranno difficili, ma poiché non lo forziamo, ma lo aiutiamo a sviluppare le sue potenzialità ed è su quelle ci concentriamo, non abbiamo problemi.
Per noi un individuo dislessico, vedi, non è problematico. È un po’ più complesso degli altri, va seguito fino a quando non riuscirà a trovare la sua linea ideale, ma in ogni caso è interessante.
Lo consideriamo una possibilità per l’evoluzione di tutta la nostra gente e, per questo, spesso ci mettiamo un gradino al di sotto, chiedendogli di comunicarci pensieri e sensazioni a modo suo, in un suo linguaggio personale e, sai una cosa? Tutto questo rende anche noi più intelligenti, più creativi ed elastici. Non è fantastico?”
 
Come no, era quello, allora! Pensare che a me sembravano matti e basta! Beh, a pensarci… sapevano un sacco di cose. Molte erano del tutto improponibili (e ci ho messo un quarto d’ora a scrivere im-pro-po-ni-bi-li!) nella società civile, ma erano grandiose! Luci, energie, sogni…
Era come vivere in una favola, altro che parchi a tema!

Io avevo vissuto nella disperazione per come venivo trattata e accusata, avevo avuto paura a dire: “Sono dislessica”, perché temevo di sentirmi di nuovo rispondere: “Se sei ritardata, non studiare!”
Avevo paura che, se qualcuno se ne fosse accorto, non mi avrebbero dato un lavoro.
Mi ero nascosta, mimetizzata, avevo costretto i miei pensieri in una direzione forzata, mi ero ammalata per l’ansia e la paura di non farcela.

E alla fine non ce l’avevo fatta.
Avevo perso trent’anni, trent’anni che nessuno avrebbe potuto restituirmi, che avrebbero potuto essere fantastici, se solo… se solo…
Ah, se avessi potuto tornare indietro, con tutto ciò che ora sapevo, ricordando ogni cosa, ogni esperienza, e poter riscrivere la mia vita con quella consapevolezza!
Allora avrei cambiato tutto della mia vita, eccetto il gatto!

La nebbia del mattino aveva lasciato il posto ad una pioggerella leggera e insistente, che rendeva ogni cosa un po’ sfuocata, ma in qualche modo scintillante, forse a causa dei rari raggi di sole che filtravano tra le nubi.
La neve, più su, si scioglieva nel tepore della pioggia, fondendosi con la terra e scivolando via in rivoletti argentei.
Il ghiaccio nel mio cuore non si scioglieva in pioggia di sale, né in raggi di sole.
 
(,,,continua link p.:11)

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