Due parole sul blog

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Quasi.
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mercoledì 5 settembre 2012

Frammenti: Il Dono P.4

(Post modificato)
Post originale modificato. Restano a disposizione brevi estratti dai capitoli

...Era divertente, la zia Greta. Doveva essere per quello che i miei non la apprezzavano.
A loro piaceva la gente “seria”.
Mia mamma sognava un impiego in banca, o alla peggio alle poste, qualsiasi altra cosa era riprovevole.

Io ero terrorizzata all’idea di finire impiegata in banca, ma di sicuro non avrei avuto problemi a pagare l’affitto e contemporaneamente comprare cibo per me e per Micky.
E magari qualche vestito, non per Micky.
E avrei perfino potuto andare in ferie, qualche volta, magari con Micky… non ci andavo da dopo la maturità. Con un impiego in banca, sarebbe stato tutto diverso.
Ma dove sarei finita io? Sotto lo smalto e la permanente, i sorrisi stampati per clienti che magari vorresti strangolare e poi… non ero sicura di essere in grado di resistere ad uno sportello: contare denaro con la velocità degli impiegati e senza sbagliare, dover leggere numeri su numeri, codici!
Per me, che ricaricare il cellulare è la tredicesima fatica di Ercole, per non parlare di scrivere un iban! No, non posso farcela!

“Da quanto tempo non ti prendi una vacanza?” disse la zia strappandomi ai miei pensieri amari.
“Oh, una dozzina d’anni appena…” brontolai, seguendo con lo sguardo i balzi di Micky sul muro.
“Bene. Allora è ora di farne una, non credi?” chiese con sussiego, accarezzando la tovaglietta all’americana.
Mi voltai sorpresa: “Io non posso andare in vacanza, zia! Sei tu la mia vacanza, finché ti fermi qui: ti porto a cena fuori, ai musei, al cinema… è il massimo che posso permettermi e questo grazie al fatto che mi hai portato cibarie per un trimestre!” esclamai costernata.
“Oh, no, mia cara. Questa non è una vacanza! Io intendo una decina di giorni alle terme in un albergo a cinque stelle in mezzo alle montagne, per esempio. Quella è una vacanza!”
Scoppiai a ridere: avrei dovuto correggere la traduzione dell’Enciclopedia Britannica per potermi permettere una vacanza del genere! Anzi, correggere E tradurre l’Enciclopedia Britannica.

“Dunque” la zia si schiarì la voce: “Ho una prenotazione per due in un posto abbastanza adatto. Tutto pagato. Possiamo andarci la prossima settimana, o quella dopo, se preferisci… dopo Pasqua c’è sempre meno gente, si sta più tranquilli”
Mi cadde il torcetto nella tazza con un denso “splosh!”, facendo schizzare cioccolata sulla tavola e sul mio meraviglioso cristallo.

Non avevo mai lasciato Micky più di due giorni e non gli era piaciuto per niente, anche se era stato dai miei, ipernutrito e ancor più coccolato. “Ovviamente il micio viene con noi!” disse la zia tranquillamente.
Deglutii. E chi ero io per oppormi a cotanta offerta?
“Mia mamma pensa che tu voglia portarmi via per sempre…” abbozzai. La zia sorrise: “Oh, davvero? Ma che buffa idea!”

Mamma mi avrebbe dato filo da torcere.
Ovviamente, vista da fuori, la faccenda sembra ridicola, visto che stiamo parlando di una trentenne che vive da sola ad un isolato intero dalla casa materna, ma, se conosceste mia madre, sapreste che non c’è proprio niente da ridere.
Quella donna, con i suoi pianti e strepiti, con le urla da tragedia greca e le sue terribili scenate, riuscirebbe a mandare nel panico perfino Armin Zoeggeler, “L’Uomo di Ghiaccio”!

Non era contenta che io perdessi tempo lavorando fin da quando avevo quindici anni nei rifugi in Montagna, d’estate, e nelle fiere di minerali d’inverno.
Non aveva permesso che diventassi insegnante di sci, facendomi smettere addirittura di andarci.
Non era difficile: una studentessa che si paga tutto da sola, non può permettersi lo sci di pista, se non ha un minimo di aiuto economico, soprattutto se deve prendere ripetizioni di latino (ehm, non solo) a manetta.

Con la scusa della scuola, mi aveva imposto di tagliare con qualsiasi cosa. Tutto quello che desideravo era vivere nel cuore delle Montagne, ma da anni ero confinata in città.
All’improvviso mi resi conto che da parecchio ormai non vivevo: vegetavo.
Andavo avanti per inerzia, un giorno dopo l’altro.
Le uniche cose in cui speravo erano di riuscire a lavorare per una casa editrice un po’ più grande e diventare editor.
Non me ne fregava onestamente niente di fare l’editor, ma al punto in cui mi trovavo, era la cosa migliore in cui potessi sperare e poi, diciamocelo chiaramente: c’è un sacchissimo bisogno di buoni editors, in giro, sono una razza in via di estinzione, altro che i panda!
 
 

(...continua link p.:5

 

7 commenti:

  1. Io?? Sbuffare?? Figurati! ^.^
    Per gli recchini non c'è problema, tanto nel fine settimana il programma è dipingere i nuovi serramenti appena arrivati e quindi non credo che sia l'occasione giusta per indossarli...

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  2. Ah!Ah! Ti ci vedo a pitturare i serramenti con le pallettine di Ametista alle orecchie, avvolte nella stagnola per evitare danni!

    Beh, mi dici che faccio desiderare i capitoli...pensa che io li metterei anche più di frequente, ma ho paura di annoiare!

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  3. Di che cosa hai paura?di annoiare?noi tuoi fedeli lettori che non aspettiamo altro...per favore continua ad annoiarci senza paura che non vediamo l'ora di leggere che cosa succede!
    Sei bravissima,mi ripeto ma per me sei una scrittrice nata,.

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  4. Ma noi sappiamo che non sei obiettiva... :)

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  5. Sono in astinenza da noiaaaaa!!! dai dai dai dai dai dai dai!!!!! E' vero che l'ho letto solo oggi (sai che sono inguaiatissima) ma non vedo l'ora di gustarmi il resto!!

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  6. :D Sei buffa, a volte!
    Devi aspettare ancora un giornino o due, ho appena postato il gioiellino nuovo, poi finisce che le persone non lo vedono!
    Facciamo domani? Eh?

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