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Su, su, guardate, guardate...

lunedì 23 gennaio 2012

Fata della Neve d'Inverno

Eccola, finalmente!
Era in preparazione da…beh, da un anno e mezzo almeno, insieme ad una sua parente, una Fata dei Ghiacciai, che vedremo verso l’estate, nella speranza che, grazie a lei, i ghiacciai possano avere un po’ di salute…beh, considerando che non abbiamo l’inverno, ci sarà bisogno di molto lavoro!

Ma veniamo a noi. Ecco la (apparentemente) piccola Fata della Neve d’Inverno:



E’ una Fata primordiale e per questo molto potente, prossima ad una divinità.
Legata come parentela al Padre Inverno, Colui che oggi, purtroppo, è noto quasi soltanto con i nomi riduttivi e decadenti di “Santa Klaus” o “Babbo Natale”.

Questa Fata, che un tempo camminava attorniata da piccoli uccelli, adornata di fiori invernali e palchi di cervo, oggi è quasi del tutto inavvicinabile.

In genere assume la forma di una bambinetta di circa otto-dieci anni, dai riccioli scuri e occhi di cerbiatta color del cielo dopo giorni di nevicate.
Veste abiti per noi antiquati e, generalmente, si adorna con qualche rametto di Agrifoglio e Vischio.
In genere (ma ho diplomaticamente scelto, a malincuore, di non rappresentarlo) porta al fianco un falcetto d’Oro da Vischio e un mazzetto dello stesso legato accanto.
Al suo passaggio nascono bucaneve, piantine di agrifoglio o roselline d’inverno che, se raccolti con il dovuto rispetto, portano a chi li riceva salute, prosperità, sogni esauditi e sogni profetici.

Chi riesca a piantare nel proprio giardino un agrifoglio della Fata, avrà la sua protezione per sé e per la famiglia fino a che la pianticella vivrà, il che in genere significa molte generazioni.
Raccogliere la prima bacca della stagione esaudirà un desiderio o porterà una sorpresa, mentre i medicamenti ottenuti dalla pianta avranno sempre un’azione pressoché miracolosa.

Oggi esiste in commercio una terapia naturale chiamata “Terapia del vischio”.
Come è ovvio la medicina ufficiale non la accetta e questo porta a pensare che sia efficace, ma sappiamo per certo che spesso non dà i risultati sperati.
Questo perché il vischio usato non è “buono”, cioè non solo non è benedetto dalla nostra Fata, ma spesso è raccolto e utilizzato come una “cosa” priva di anima e mente, come peraltro succede quasi per tutto nel mondo dell’homo tecnologicus e questo rende ogni cosa debole, malata, inefficace.

La Fata della Neve d’Inverno ha questo nome perché è lei che, prima con magici movimenti delle dita, poi agitando…LE ALI?!?!?!?! Ma le fate non hanno le ali!!!!!!!!
Noi le rappresentiamo così per convenzione, ma loro non hanno ali!!!
Ah, dicono che abbia fasci di luce che prendono forma di ali e creano morbidi fiocchi di neve agitandole.

È Creatura che protegge.
Il suo mantello, o la coltre bianca che sprigiona con i suoi magici gesti, scende a pulire e rinnovare ogni cosa, aria, acqua e terra.
Protegge ciò che riposa sotto terra in attesa del risveglio e crea un profondo silenzio che conduce alla contemplazione e alla capacità di fondersi con ciò che esiste.
“Dimenticati dei tuoi confini”, dice la Fata: “Tutto questo è perfetto”.
Ssssttt….silenzio: è tempo di ascoltare.

La sua aria frizzante e trasparentissima, ricca di energia, produce una grande forza creativa ed inventiva, tanto che, nei tempi andati, quando l’Inverno esisteva, la gente passava nelle tane…pardòn, nelle case, lunghe giornate e lunghe notti di veglia raccontando, cantando e costruendo.
Si facevano oggetti, composte, si panificava e si creavano giocattoli per i piccoli, che prendevano poi vita nelle favole raccontate dai nonni.
Si cantava la storia del Mondo.
Allora era possibile, nelle “lunghe sere d’inverno” buttando l’occhio verso i boschi, vedere una bimbetta passeggiare scalza, sorridente e rossa in viso, ascoltando e benedicendo, spesso circondata da animali cui distribuiva cibo e coccole e accompagnata da Lupi, guardiani silenziosi e fedeli, oppure la si poteva sorprendere con il naso appiccicato ai vetri ad ascoltare di nascosto.

L’uomo, come sappiamo, è una brutta bestia: ignorante, stupida ed egoista, ma soprattutto…eh, perdonatemi, rammollita.
Per qualche motivo ha deciso, oggi che non avrebbe poi grossi problemi a difendersi dall’aspetto duro dell’Inverno, cioè la scarsità di cibo e il freddo, che il medesimo è male.
Che la Neve è scomoda, perché le auto non viaggiano come vogliono e bisogna far fatica per spalarla.
L’uomo non vede, nella sua idiozia, che il mondo sta morendo per calore e siccità, per inondazioni, per…vabbé, per inquinamento e sovrappopolazione, ma lì il discorso è lungo.
Maledice la neve, maledice il freddo, maledice l’Inverno.
È come dire, maledice la Vita stessa e la Madre Terra.
Può schiattare di caldo, morire di sete, non poter respirare per l’afa, ma dice: “Questo è bel tempo!” e chiama “brutto” il tempo di pioggia, nebbia o, ancor di più, neve.
Si sveglia al mattino e prova odio quando vede la brina sui tetti.
“La neve sta bene in Montagna!”, dice l’homo tecnologicus…e così accantona una forza della Natura, la relega al proprio capriccio e alla propria utilità.

La Fata si allontana e il mondo si ammala, sempre di più, è sempre più debole.
La Fata della Neve d’Inverno e le sue Sorelle dei Ghiacci e delle Nevi Perenni soffrono per il male che dilaga e per la guerra combattuta dall’umanità verso di Loro e verso ogni aspetto della Madre e della Vita.
La Vita è potente e l’uomo ha paura di tutto ciò che è potente, troppo grande per lui.
Loro si allontanano.
La loro furia cresce…guardatevi attorno.
Pensate a Loro quando vedete trombe d’aria, maremoti, inondazioni.
“Ma io soffro il freddo!”
E mettiti un maglione! E scarponcini, non tacchi a spillo! Mettiti addosso abiti “invernali”, non magliette ascellari e pantaloni sotto le mutande! A parte che sei ridicolo/a, ma aspetta giugno a metter fuori i pezzi di ciccia, no?!?
“Sulla neve si scivola!”
Ripeto: scarponcini, doposci e impara a camminare! Ho visto idioti spalare la neve, in città, MENTRE stava nevicando e poi lamentarsi perché scivolavano con scarpe di cuoio…OH, CIELO!!! Come direbbe Elena Sofia Ricci: “Che Dio ci aiuti!”

I raccolti soffrono. Gli animali, anche quelli che non vanno in letargo, soffrono. Le piante diventano deboli. Le malattie aumentano, l’inquinamento sale…guardatevi intorno.
Non amate l’Inverno perché il silenzio, il biancore che moltiplica per mille la luce, l’eco della vostra voce in quell’apparente immobilità vi fa paura, perché vi spinge a guardare dentro di voi.

Ho cercato a lungo questa Fata e l’ho trovata cupa e scontrosa, così diversa da come avrebbe dovuto essere. Le ho portato arancini (n.d.a: niente a che fare con la nota pietanza siciliana, in Piemonte si tratta di scorzette o fettine di pera e mela candite immerse in cioccolata fondente) e lei alla fine ha sorriso e mi ha mostrato come si fanno i cristalli di Neve.
La vita che si srotola dalle sue piccole dita e si trasforma in meraviglia sempre diversa e sempre uguale, scintillante, meravigliosa, arabesco e pizzo che riflette l’infinito. Sarei rimasta a guardarli per sempre.

Guardatela negli occhi, se ci riuscite.
Il cielo di gennaio dovrebbe essere terso, blu e trasparente come diamante, eppure profondo come l’abisso. Cercate i suoi occhi nel cielo di questo Inverno che non esiste.
Chiamatela, chiedetele perdono per tutte le stupide orribili cose della vostra specie.
Disegnate paesi innevati, camini accesi, bambini che costruiscono pupazzi di neve e lasciano briciole per gli uccelli (attenti ai gatti!).
Vestite di blu elettrico, rosso scuro, bianco soffice.
Andate a cercare le favole che non ricordate nemmeno più.
Bruciate su una piastra, visto che probabilmente non avete la stufa, rametti di abete, bucce di arancia o spezie.
Spegnete radio, televisioni, telefoni e computer e sedetevi attorno ad un piatto di caldarroste a raccontarvi storie divertenti o, perché no, giocate a tombola, a carte, guardate assieme le vecchie foto.
Offrite castagne e latte alla Notte.
Restate in silenzio…per un po’, in silenzio dentro di voi. Vietato canticchiare, tossire, fare sssssttt agli altri.

È difficile in città?
Uscite dalla città. Prendete fidanzati, genitori, figli, zii o amici, prendete anche il gatto e uscite dalla città.
Andate in un bosco, sulla collina…oh, insomma, in Italia è pieno di “qualcosa”: colline, boschi, parchi, montagne, coste…un buon posto lo potete trovare!!!
Pensate a quei poveretti che stanno a New York, Dubai o Singapore, che devono prendere le ferie solo per scendere al pianterreno!
Portate con voi soltanto una scodella di latte, un po’ di sale, un pugno di miglio o grano, farro.
Sedetevi, in cerchio se siete almeno 3, e mettete al centro queste cose.
Ascoltate la notte ed offritele i vostri doni.
Rivolgetevi prima agli alberi, alla terra, al fiume o al mare che respira a pochi passi da voi.
Chiedete perdono, se non per voi come individuo, come specie.
Chiedete di tornare al Cuore della Terra, di comprenderla.
Come antichi guerrieri in un Rito di Passaggio, cercate la Visione.
Se avete freddo, non respingetelo: avere freddo o caldo non è che un’idea, un’abitudine.
Tenetevi per mano e immaginate un fiume di lava che scorre tra voi e presto vi dovrete togliere i cappotti.
Se siete abbastanza lontani da cantieri, capannoni, autostrade, le sentirete, alla fine:
percepirete delle Presenze attorno a voi, curiose, all’inizio diffidenti, poi più vicine e attente.
Non dite niente e non parlate di questo fino a casa.
Scriverete cosa avete percepito, visto, sentito e solo allora confrontatevi. Non abbiate paura.
Pregate per l’Inverno, anche e soprattutto se vi fa paura.
Pregate per la Neve, anche se dovrete scendere a mettere le catene.
Pregate per il freddo, anche se dovrete coprirvi.
Pregate perché non ci abbandoni, uccidendoci. La Terra sopravviverà,  guarirà e sarà più bella di prima, quando l’uomo sarà scomparso. Abbiano pietà per quei pochi umani di buona volontà e troppi errori.
Scambiatevi dei doni, come il Padre Inverno ha insegnato.
E quando scenderà la Neve, sorridete e ringraziate. Che la vostra fatica a spalare, ad andare a piedi, a mettere catene e prestare attenzione sia un gesto di gratitudine.

6 commenti:

  1. La Fata della neve d'inverno è semplicemente incantevole Artic Swan!!!
    Condivido appieno tutto quello che hai detto, perché non imparare di nuovo ad apprezzare la profondità dell'inverno e tutti i doni che questa stagione ci può offrire? Perché accontentarsi di un'eterna e superficiale estate? Magari potessimo tornare ai tempi della vita in campagna! Non si aveva nulla ma si aveva tutto ciò che è essenziale per vivere :)
    Che belle parole e mi sa che hanno portato pure bene! La fata della neve d'inverno si sta aggirando da queste parti in Brianza, fa infatti più freddo e finalmente c'è un bel cielo invernale :)
    Dedicherò il tuo bellissimo disegno alla persona che più amo, mia madre, per il suo compleanno (che è il 31)!
    Grazie da me e dalla fatina che hai riscoperto :)

    Elena Er

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  2. ah..che magia....daccordissimo con te, semplicemente..la natura deve fare il suo corso, perchè cambiare le cose?!?!mah..
    cmq qui http://mariannainnamorarte.blogspot.com/2012/01/io-versatile-blogger.html c'è un premio per te!!!!!
    baci!!

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  3. Elena! ho già risposto alla tua mail, non avevo visto il messaggio! Fai un sacchissimo di auguri a tua mamma anche da parte mia e grazie per il tuo sostegno, sei sempre presente,come una fatina! ^_^

    Marianna, carinissima anche tu...vado a vedere, ma premio per cosa? Non ho fatto niente per meritarlo! Vado, eh!
    Bacino a tutte e due!

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  4. Altrochè...sei una dei blogger che seguo e che preferisco..!
    baci!!

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  5. wow....io però devo ancora capire bene la faccenda della catena...

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  6. Bellissime le tue fate , bellissimo quello che hai scritto! fortunatamente io abito in un piccolo paese vicino alla campagna dove l'inverno viene vissuto ancora in modo piacevole, con la neve, la famiglia, il Natale, le caldarroste e le tisane calde prima di andare a letto! Però è pur sempre vero che col passare del tempo si lascia sempre meno spazio alle meraviglie che la natura ci offre, per chiuderci in casa, davanti ad uno schermo.... quello che hai scritto mi ha fatto riflettere! grazie :)

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